Le lettere di Gino Mancini, mezzadro di Vinci disperso in Russia nel gennaio del 1943, al Premio Pieve 2015
<<Dal 1984 Pieve Santo Stefano, quasi al confine tra Toscana, Umbria e Romagna, ha innalzato ai quattro punti cardinali del suo perimetro, sulle strade che vi accedono, un cartello giallo sotto quello della toponomastica ufficiale: “Città del diario”. La cittadina ospita infatti nella sede del municipio, un archivio pubblico, che raccoglie scritti di gente comune in cui si riflette, in varie forme, la vita di tutti e la storia d’Italia: sono diari, epistolari, memorie autobiografiche>>.
Con queste parole la Fondazione Archivio Diaristico Nazionale descrive se stessa sul proprio sito ufficiale. L’Archivio, ideato e fondato dal giornalista e scrittore Saverio Tutino, serve non solo a conservare memorie e diari, ma cerca di promuovere e incentivare il proprio patrimonio culturale attraverso un concorso, il Premio Pieve. L’Archivio conserva così la storia della gente comune, la cosiddetta “microstoria”, fatta da persone semplici, umili, anonime allo sguardo dei grandi personaggi. Memorie di persone comuni che ci raccontano il nostro passato, ma anche il nostro presente, testimoniano come eravamo e come siamo cambiati.
Proprio tra queste memorie troviamo l’epistolario di Gino Mancini, mezzadro nato a Vinci nel 1914, costretto a lasciare la sua famiglia e la sua casa, dopo essere stato richiamato alle armi con l’entrata in guerra dell’Italia nel 1940. Gino entrò così a far parte del Corpo degli Alpini, prendendo servizio a Cormons (Gorizia), nell’11° Raggruppamento Artiglieria del Corpo d’Armata Alpino, Reparto Munizioni e Viveri. Nel 1941 partecipò all’invasione della Jugoslavia come autista, svolgendo mansioni di trasporto munizioni per le truppe in prima linea. Rimase sul fronte dei Balcani fino al maggio del 1942, quando gli alpini vennero richiamati in patria per essere inquadrati all’interno dell’ARMIR. Nel giugno del 1942 partì per il fronte russo, assieme a molti altri italiani destinati ad una guerra in terre per loro lontane e sconosciute.
<<Giovedì vado a lospedale a Udine e li mi faranno tutte lesami […] se sono sano mi tocca andare in guerra […] se mi mandano a casa è segno che è una cosa che c’è poco da fare sicche io alla fine dei conti preferirei avere la salute e andare in Russia e stare alla sorte se ò la fortuna di ritornare almeno sarò capace di lavorare e di tirare avanti la famiglia>>.
Così scriveva il giovane mezzadro di Vinci in una lettera alla famiglia. Proprio l’epistolario di Gino domenica 20 settembre, durante le celebrazioni del Premio Pieve 2015, ha ricevuto il Premio speciale della commissione di lettura. Un riconoscimento importante per la storia di Gino, dal punto di vista umano oltre che storico, un riconoscimento ad una storia che rappresenta una delle pagine più brutte della partecipazione italiana alla seconda guerra mondiale a 70 anni dalla fine di quel sanguinoso conflitto.
Articolo pubblicato nell’edizione di Settembre\Ottobre 2015 del bimestrale “Orizzonti Cerreto-Vinci”.
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