L’esperienza delle primarie
Le elezioni primarie sono lo strumento usato dal Partito Democratico per scegliere il proprio leader e le proprie cariche interne. La forza di queste elezioni di partito sta nel fatto che sono aperte e quindi tutti i cittadini, e non soltanto agli iscritti, possono partecipare. Il Partito Democratico si pose fin dalla sua fondazione, come un partito nuovo rispetto alla tradizione politica italiana. Un partito che si fondava sull’apertura e sulla trasparenza dei propri processi decisionali interni.
Un partito che rappresentava l’inizio di una fase politica nuova in Italia. L’intento ideale era alto e nobile, ma si è dovuto scontrare con la realtà dei fatti. Mentre a livello nazionale le primarie sono riuscite nel loro intento e hanno svolto la loro funzione, dando vita veramente ad una nuova fase politica – basti pensare alle primarie 2012 con la partecipazione di Matteo Renzi – a livello locale questo strumento ha dimostrato tutti i suoi limiti.
Il 9 marzo scorso si sono svolte le primarie per la scelta dei candidati sindaco in tutta la regione toscana, che hanno visto un forte calo della partecipazione dei cittadini rispetto alle primarie per segretario nazionale. Inoltre in molti comuni gli attriti e gli scontri politici generatisi durante la campagna elettorale hanno portato poi a fratture interne al partito. Si sono verificati addirittura alcuni casi di candidati sconfitti o persone vicine ai candidati sconfitti, che hanno costituito liste civiche schierate apertamente contro il partito di provenienza.
Per fare una analisi completa dovremmo analizzare caso per caso, comune per comune, ma certamente una considerazione può essere fatta: a livello locale, nella maggior parte dei casi, le persone e lo stesso Partito Democratico hanno dimostrato di non essere maturi per affrontare la scelta del proprio candidato con le elezioni primarie. Purtroppo sia gli interessi particolari che le tradizionali forme di gestione del consenso, frutto di una vecchia politica, hanno vinto sull’innovazione enorme portata dallo strumento delle primarie.
Personalmente ho vissuto questa esperienza nel mio comune a Vinci, dove durante le primarie ho sostenuto il candidato Silvano Guerrini. Qui per fortuna le primarie non hanno portato a fratture nel partito, ma inevitabilmente i toni aspri della campagna elettorale hanno favorito le varie opposizioni che hanno avuto modo di organizzarsi. In vista delle amministrative quindi è stato necessario ripartire a ristrutturare un consenso che le primarie non sono riuscite a mantenere. Il candidato da me sostenuto è uscito sconfitto dalle urne il 9 marzo e la gestione politica del partito nei giorni successivi ha sicuramente avuto alcuni limiti nel cercare di ricompattare il partito in vista del 25 maggio.
Per fortuna nel nostro caso le persone che si erano impegnate per le primarie a sostegno dei vari candidati, sono persone che si riconoscono nel Partito Democratico e non hanno creato fratture nel partito come in altri comuni. Con il senno del poi si può dire che la gestione di tutta la campagna elettorale delle primarie e dei giorni dopo il 9 marzo poteva essere condotta in un modo diverso. Ma la realtà è che oggi il Partito Democratico a Vinci deve cercare di vincere le amministrative e confermarsi così alla guida del nostro comune.
Quando Giuseppe Torchia, uscito vincente dalle primarie e quindi candidato sindaco, mi ha chiesto di far parte della lista dei candidati a consigliere comunale, ho capito che l’esperienza delle primarie non si era conclusa con la sconfitta del 9 marzo. Tutto il lavoro fatto nei mesi precedenti alle primarie non andava perduto, ma addirittura a questo punto mi si presentava l’opportunità di portarlo avanti in prima persona. A questo punto non è più in gioco la leadership del partito, ma è in gioco il governo di un comune e per questo tutte le idee uscite per le primarie non devono essere perse. Questa considerazione mi ha spinto ad accettare la candidatura e ad impegnarmi ancora di più per le amministrative.
Se pensiamo quindi alle primarie come fucina di idee e di proposte, come possibilità per i cittadini di partecipazione e di attrazione verso la politica, allora le primarie sono un grande strumento. Come abbiamo visto se c’è qualcosa che deve essere migliorato non è poi lo strumento delle primarie in se, ma la cultura politica dominante e la mentalità delle persone. L’esperienza di quest’anno è stata molto importante per chi l’ha vissuta in prima linea come il sottoscritto e sicuramente costituirà un bagaglio di esperienza fondamentale sia per affrontare la campagna elettorale delle amministrative, che per le sfide future del Partito Democratico.
Nonostante i molti limiti dimostrati, credo che questo partito abbia delle grandi potenzialità, ma non deve perdere quei valori che nel 2007 diedero vita a questa esperienza. Ogni volta che verranno indette delle primarie il Partito Democratico dovrà sempre aprirsi e accogliere le persone e le idee, cercando dopo le primarie di veder aumentato il proprio consenso e la propria capacità di rappresentare i cittadini. In definitiva per trasformare il Partito Democratico in un vero partito nuovo anche a livello locale, c’è bisogno di un cambiamento culturale che può venire solo da una nuova generazione della politica in grado di rinnovare e rinnovarsi costantemente.
Nessun Commento